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TEFAF Maastricht: un viaggio tra capolavori senza tempo
Dipinti mozzafiato, gioielli dalle mille e una notte, antichità classiche, sculture, mobili, argenti e manufatti di rara bellezza. Questo è TEFAF Maastricht, la fiera di arti figurative, antiquariato e design tra le più grandi e prestigiose al mondo. Visitarla è un’esperienza sensoriale, un viaggio attraverso i secoli che incanta e sorprende. Quest’anno l’abbiamo esplorata di persona (c’è tempo fino al 19 marzo!) e questi sono solo alcuni dei capolavori che ci hanno fatto battere il cuore.

Il Ritratto ritrovato di Gustav Klimt
Nel 2021, una coppia di collezionisti si recò alla galleria W&K - Wienerroither & Kohlbacher di Vienna presentando un dipinto mal incorniciato e sporco. Su di esso, un timbro appena visibile riportava il nome ‘Gustav Klimt’. Alfred Weidinger, tra i massimi esperti dell’artista nonché autore del catalogo ragionato del 2007, lo riconobbe con stupore: era il ritratto del principe africano William Nii Nortey Dowuona, figura di spicco del popolo Osu (Ga) in Ghana. L’opera era scomparsa nel 1938, sottratta alla famiglia ebrea che la possedeva, e Weidinger la stava cercando ormai da vent’anni. Una storia a lieto fine che restituisce alla storia dell’arte preziose informazioni sull’evoluzione stilistica di Klimt e sulle intricate connessioni tra Europa e Africa alla fine del XIX secolo.

Miss Clara, il rinoceronte che conquistò l’Europa
C’era una volta una femmina di rinoceronte indiano di nome Clara. Venne catturata poco dopo la sua nascita nel 1738 e, due anni dopo, salpò alla volta dell’Olanda. All’epoca, pochissimi europei avevano visto un rinoceronte dal vivo. Il suo proprietario, un capitano della Compagnia delle Indie Orientali, intuì il fascino che l’animale avrebbe esercitato sul pubblico e trasformò Clara in una vera star, portandola in tournée attraverso il continente. Da Leida a Vienna, da Basilea a Roma e Napoli, la gente pagava per vederla! Molti furono gli artisti che ne rimasero affascinati: Pietro Longhi la ritrasse a Venezia durante il Carnevale del 1751, mentre un artista olandese, forse Petrus Camper, la ritrasse in terracotta quando era ancora poco più che un cucciolo. Se non riuscirete a vederla a TEFAF nello stand di Sascha Mehringer, niente paura: potrete seguirla nel suo prossimo viaggio al Rijksmuseum di Amsterdam, che l’ha appena acquistata!

Un capolavoro tessile che ha sfidato il tempo
Quando il comitato di valutazione di TEFAF ha posato lo sguardo su questo straordinario arazzo belga del primo Cinquecento, esposto nello stand di Artur Ramon Art, la reazione è stata di puro stupore. I colori erano così vividi e intensi che sembravano impossibili da attribuire a un’opera antica. Eppure, contro ogni aspettativa, l’arazzo raffigurante la Crocifissione di Cristo è autentico e si è conservato in condizioni eccezionali. Il segreto della sua incredibile freschezza potrebbe risiedere nel suo lungo soggiorno all’interno di un’unica collezione privata, che lo ha protetto dal tempo e dall’usura. Questo piccolo miracolo dell’arte tessile non è certo passato inosservato: gli esperti olandesi l’hanno individuato subito tra i tesori della fiera, e una prestigiosa fondazione privata se l’è aggiudicato già nella prima ora della preview.

Un tributo a Ettore Sottsass e alla magia del vetro
Quando TEFAF nacque nel 1986, il suo cuore pulsava per l’arte fiamminga e olandese, ma con il tempo l’arte italiana ha conquistato sempre più spazio. Oggi, i grandi nomi dell’arte e del design italiano brillano tra gli stand, come quello di Friedman Benda, che quest’anno rende omaggio a Ettore Sottsass con una mostra interamente dedicata al suo lavoro sul vetro. Architetto, designer e intellettuale tra i più visionari del Novecento, Sottsass ha saputo trasformare ogni materia in un mezzo espressivo unico. Il vetro, in particolare, è stato per lui un territorio di sperimentazione durato quattro decenni, in cui ha ridefinito i confini di questo materiale con forme audaci e scultoree. La selezione presentata da Benda è tra le più complete mai realizzate su questo aspetto del lavoro di Sottsass – seconda solo alla grande retrospettiva del 2017 alle Stanze del Vetro – che resta forse uno dei meno esplorati della sua storia.

Il girocollo Art Nouveau di René Lalique
Scegliere il gioiello più affascinante tra le meraviglie dell’alta gioielleria mondiale non è impresa facile: vintage inestimabili di Cartier e Buccellati, gioielli d’artista, diamanti e pietre preziose di mille forme e mille colori rendono la selezione più ardua che mai. Eppure, tra tutti, un pezzo spicca per unicità e raffinatezza: un girocollo Art Nouveau in oro, diamanti, smalto e veltro color ambra presentata dallo storico gioielliere belga Epoque Fine Jewels. Realizzato nel 1905 dal vetraio e orafo francese René Lalique, questo gioiello rappresenta la perfetta fusione tra le sinuose forme biomorfe tipiche dell’Art Nouveau e un’estetica che anticipa il rigore dell’Art Déco. Squisita la confezione originale marchiata ‘Lalique, Plance Vendôme 24, Paris’.

Harry Potter e la magia della rarità
Non solo gioielli: TEFAF è anche il luogo in cui i grandi capolavori della letteratura diventano oggetti da collezione. E cosa potrebbe attirare più attenzione di una delle copie più rare di Harry Potter and the Philosopher’s Stone? Era il 26 giugno 1997 quando il primo capitolo della saga di J.K. Rowling arrivò sugli scaffali del Regno Unito, destinato a diventare un fenomeno mondiale. Il celebre antiquario londinese Peter Harrington Rare Books porta in fiera una delle edizioni più ambite dai collezionisti: una primissima edizione con copertina rigida, considerata “the rarest and most desirable format”. Per gli appassionati disposti a conquistarsi un pezzo di storia, il prezzo è di 160.000 euro. Troppo? Forse. Ma chi può mettere un prezzo alla magia?
Elena Caslini è una storica dell’arte e autrice con base a Milano. Dopo aver conseguito con lode il Master in Storia dell'Arte presso il Courtauld Institute of Art di Londra, ha lavorato in gallerie e case d’asta internazionali, tra cui Gagosian e Christie's a Londra, per poi dirigere la Galleria Tommaso Calabro di Milano dal 2018 al 2024. Scrive di arte da quasi dieci anni, viaggiando instancabilmente per raccontare mostre, artisti, fiere e luoghi d’interesse storico e culturale. Attualmente collabora con diverse riviste, tra cui Il Giornale dell’Arte e Vogue Italia, ed è autrice della rubrica Gallery Series su Harper’s Bazaar Italia.