La Fontana Stravinsky dove Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely danzano ancora insieme
Ogni volta che sono a Beaubourg mi fermo al bar Les Fontaines che si trova a pochi passi dal Centre Pompidou. È sempre pieno di persone e trovare un posto tra quelle luci rosse soffuse è un’operazione complessa, da testardi. Ma alla fine c’è sempre qualcuno che si alza.
La piazza è molto animata, tra chi passeggia, chi lascia i bar e chi arriva, è un movimento continuo così come continuo è il moto delle sedici sculture della Fontaines des automates, detta anche Fontana Stravinsky, che si trova nell’omonima piazza.
Era il 1983 quando è stata realizzata per volere di Pierre Boulez, ideatore dell’IRCAM L'Institut de recherche et coordination acoustique/musique che si trova proprio davanti alla fontana e ospita una camera anecoica, totalmente isolata dal mondo sonoro.
Le sculture sono immediatamente riconducibili a Niki de Saint Phalle ma a un primo sguardo non si direbbe che i pezzi meccanici che generano il movimento delle opere grazie ai getti d’acqua sono frutto di Jean Tinguely.
La fontana è un omaggio alle opere e ai balletti del musicista Igor Stravinsky, alcune sono una diretta citazione ad esse attraverso personaggi zoomorfi: Le Rossignol, L'Oiseau de feu, Petrushka, Renard, Ragtime, L’Elefant.
Altre invece come La Sirène, La Vie e La Mort, L’Amour, Le Serpent, La Clef de Sol, Le Coeur sono un’allusione alle tematiche care al musicista ed evocate nelle sue opere.
Con l’Istituto IRCAM e la Fontana Stravinsky, la piazza è un luogo tra musica e silenzio, tra arte e spazio pubblico.
Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, i Bonnie and Clyde dell’arte, nella loro unione artistica e romantica crearono un esempio di arte pubblica a Beaubourg in cui sedici personaggi danzano nell’acqua in un girotondo senza fine su se stessi.
Jean Tinguely cresce a Basilea e da ragazzo si rifugia nei boschi per costruire ingegni in legno che mette in moto con l’acqua vigorosa dei torrenti. Di natura irrequieta sottoscrive con altri artisti il Manifesto del Nouveau Réalisme, che conferisce il ritorno dell’oggettualità nell’arte e dei materiali - anche i più banali - ricavati dalla realtà.
È da qui che parte Jean per realizzare con rifiuti e oggetti vari le sue maestose macchine funzionanti a motori.
Niki de Saint Phalle nata alle porte di Parigi a Neuilly-sur-Seine, uno dei quartieri residenziali più ricchi del paese e dove allora viveva la borghesia francese, cresce tra New York e Parigi. Fin da ragazza si manifesta in lei la sua predisposizione artistica. A undici anni viene abusata dal padre e dopo una lunga depressione trova respiro solo nella pittura. Giovanissima si sposa con lo scrittore Harry Mathews ed è nel 1956 che si afferma come artista con una personale in Svizzera, dove incontra Jean Tinguely e sua moglie Eva Aeppli.
Le carte in tavola cambiano nel 1960: Niki si trasferisce nell'Impasse Ronsin, la strada senza uscita nel cuore di Montparnasse che pullulava degli artisti del tempo, ed entra a far parte del Nouveau Réalisme, l’unica donna del gruppo. Nello stesso anno sia Jean che Niki si separano dai rispettivi coniugi e iniziano a condividere uno studio a Parigi.
Negli anni Niki viaggia nell’arte dai cosiddetti Shooting paintings, una serie di spari con la carabina su sacchetti di pittura che esplodono su dei rilievi di gesso - una chiara terapia per liberarsi dall’ombra del padre -, alle Nana, le grandiose e fluttuanti donne danzanti nell’aria: un’esplosione di gioia e un inno alla femminilità.
Niki e Jean si si sposano nel 1971 e proprio in quell’anno Niki pubblica un libro fisarmonica dal titolo My Love: disegni dettagliati e parole essenziali raccontano una storia d’amore dall’inizio alla sua fine.
È da questa data che si afferma il loro sodalizio nell’arte: insieme progettano La Fontana Stravinsky, il Giardino dei Tarocchi di Garavicchio, la Fontana di Château-Chinon.
Mi piace il bar Les Fontaines per questo motivo: per la danza discreta che suggeriscono le sculture di Niki e Jean e perché nel moto continuo e nel rumore che generano, ci si perde nella loro storia.
Vivian Barbullushi dopo essersi diplomata in pianoforte al Conservatorio Rossini di Pesaro, si laurea in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo e nel Master in Storytelling & Performing Arts della Scuola Holden. È autrice freelance, sceneggiatrice cinematografica e docente di Corporate Storytelling.