NON SOLO ART BASEL: LE MOSTRE IMPERDIBILI A PARIGI QUEST'AUTUNNO

NON SOLO ART BASEL: LE MOSTRE IMPERDIBILI A PARIGI QUEST'AUTUNNO

a cura di
redazione
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A Parigi è di nuovo tempo di fiere d’arte, di cui la regina indiscutibile rimane Art Basel Paris, quest’anno ufficialmente battezzata come le fiere sorelle (Basel, Miami Beach, Hong Kong). La città pullula di galleristi e collezionisti a caccia di opere, ma anche di tanti appassionati che hanno deciso di godersi la città in una delle sue stagioni più frizzanti. Se siete tra loro, eccovi la nostra selezione di mostre da non perdere durante una pausa dalla fiera.  

L’Arte Povera protagonista alla Bourse de Commerce
Alla Bourse de Commerce va in scena una delle mostre più ambiziose mai dedicate a uno dei movimenti più importanti del Novecento in Italia. Quello dell’Arte Povera, teorizzato nel 1967 da Germano Celant e ancora oggi punto di riferimento per molta ricerca artistica contemporanea. L’idea della mostra, curata da una grande studiosa del movimento, Carolyn Christov-Bakargiev, parte da un gruppo di cinquanta opere del padrone di casa, Francois Pinault, a cui si affiancano prestiti da importanti collezioni private e musei, incluso il Castello di Rivoli. I tredici artisti associati al movimento ci sono tutti – Anselmo, Boetti, Calzolari, Fabro, Kounellis, i coniugi Merz, Paolini, Pascali, Penone, Pistoletto, Prini e Zorio – con opere che si susseguono come in un paesaggio, abitato anche da lavori di artisti che hanno fatto di questo capitolo della storia dell’arte una fonte d’ispirazione: da David Hammons a William Kentridge, fino Anna Boghiguian e Theaster Gates. E che ne dimostrano l’intramontabile contemporaneità. 

“Arte Povera”
A cura di Carolyn Christov-Bakargiev
Bourse de Commerce
Fino al 20 gennaio 2025

Installation view « Arte Povera », Bourse de Commerce - Pinault Collection, Paris, 2024 © Photo: Florent Michel / 11h45 / Pinault Collection

Buon compleanno, Surrealismo!
Esattamente cent’anni fa André Breton pubblicava il Manifesto del Surrealismo, dichiarando l’inizio di uno dei movimenti artistici più effervescenti dell’era moderna. Il Centre Pompidou festeggia queste prime cento candeline con una mostra faraonica che racconta, come mai nessuna prima d’ora, le infinite sfaccettature di questa corrente. Il fulcro del percorso espositivo è proprio il Manifesto, eccezionalmente prestato per l’occasione dalla Bibliothèque Nationale de France, e letto dalla voce di Breton ricreata con l’intelligenza artificiale. Da lì, con moto centrifugo, si diramano le quattordici sezioni della mostra, in un labirinto che tocca alcuni dei temi fondamentali del Surrealismo (il sogno, la notte, la foresta, il cosmo etc…) e delle figure letterarie ispiratrici (Lewis Carroll, Lautréamont, de Sade, etc…). Si ritrovano opere, nei medium più disparati, degli artisti più celebri del movimento – Salvador Dalí, René Magritte, Giorgio de Chirico, Max Ernst, Joan Miró – ma anche molte donne, tra cui Leonora Carrington e Dora Maar, e artisti internazionali come Tatsuo Ikeda (Giappone), Rufino Tamayo (Messico) e Wilhelm Freddie (Danimarca). 

“Surréalisme”
A cura di Didier Ottinger e Marie Sarré
Centre Pompidou, Paris
Fino al 13 gennaio 2025

Installation view « Surréalisme » © Centre Pompidou, Janeth Rodriguez Garcia

La Fondation Louis Vuitton “goes Pop” !
Dopo la grande monografica dedicata a Ellsworth Kelly, alla Fondation Louis Vuitton il turno passa a un altro grande artista statunitense del dopoguerra. Non siamo più nel mondo dell’astrazione, ma in quello pop, colorato e accattivante, di Tom Wesselmann (1931-2004), uno dei leader della Pop Art Americana. La mostra “Pop Forever, Tom Wesselmann &…” si concentra su questo artista, con un nucleo di oltre centocinquanta opere, dove compaiono le sue iconografie inconfondibili: le silhouette di donne nude senza volto, labbra voluttuose avvolte in una nuvola di fumo di sigaretta, unghie laccate di rosso, e lucenti nature morte del benessere a stelle e strisce. Il lavoro di Wesselmann viene contestualizzato all’interno della storia dell’arte attraverso il dialogo con opere di oltre trenta artisti: in primis, i campioni del movimento Pop – in mostra trovate la celebre Shot Sage Blue Marilyn di Andy Warhol del 1964 – ma anche artisti della generazione precedente e di quella successiva. 

“Pop Forever, Tom Wesselmann &…”
A cura di Dieter Buchhart and Anna Karina Hofbauer
Fino al 24 febbraio 2024
Fondation Louis Vuitton 

Tom Wesselmann, Mouth #14 (Marilyn), 1967 © Fondation Luis Vuitton

Luci e ombre dello “Spagnoletto” al Petit Palais
Il Petit Palais presenta la prima retrospettiva francese dedicata a Jusepe de Ribera (1591-1652), pittore meglio conosciuto come “Lo Spagnoletto” e considerato dai suoi contemporanei come “più oscuro e feroce” di Caravaggio. La mostra ripercorre l'intera carriera dell'artista, dagli intensi anni romani, riscoperti solo di recente, fino al periodo napoletano, che fece di Ribera uno degli interpreti più arditi del Caravaggismo, nonché uno dei pittori più straordinari dell’era barocca. In mostra si ritrovano circa cento opere che rivelano i tratti caratteristici dello stile di Ribera: l’estremo realismo, i gesti teatrali, il chiaroscuro drammatico, il virtuosismo luministico e i brani di cruda violenza, che furono d’ispirazione, proprio in Francia, a poeti e artisti come Baudelaire e Manet. Tra i primati della mostra c’è quello di aver riunito per la prima volta tre importanti versioni della Pietà: le due Lamentazione sul Cristo Morto della National Gallery di Londra e del Thyssen Museum di Madrid, e la Deposizione del Musée du Louvre. 

“Ribera. Ténèbres et lumière”
A cura di Annick Lemoine e Maïté Metz
Fino al 23 febbraio 2025
Petit Palais

Jusepe de Ribera, Apollo and Marsyas, 1637. Oil on canvas, 182×232 cm © Museo Real Bosco di Capodimonte / Photo L. Romano

Ogni volta che un nodo si scioglie, un dio viene liberato
Per la prima volta nella storia, otto istituzioni parigine uniscono le forze per presentare progetti espositivi dedicati a un’unica artista vivente. I musei coinvolti sono il Musée d’Orsay, il Palais de la Porte Dorée, il Musée du Louvre, la Cité de la musique - Philharmonie de Paris, il Centre Pompidou, il Musée du Quai Branly, il Musée National des Arts Asiatiques e il Palais de Tokyo. La protagonista è Barbara Chase-Riboud (1939), artista afroamericana che vive oggi tra Parigi (dove si trasferì nel 1961) e Roma, e che vanta una carriera di quasi settant’anni. Questo importante progetto la ripercorre tutta, includendo le monumentali sculture in bronzo, seta e lana, oltre a disegni e poesie dal 1958 fino a oggi. Il titolo della mostra, "Everytime A Knot is Undone, A God is Released," deriva proprio da una collezione di poesie della Chase-Riboud del 2014 e sottolinea il dialogo tra le arti che ha sempre caratterizzato la sua ricerca. È bello che la mostra avvenga proprio in Francia, sua patria di elezione e luogo dove, usando le parole dell’artista, “Ho avuto la libertà di reiventarmi infinite volte…”.

“Barbara Chase-Riboud. Everytime A Knot is Undone, A God is Released”
A cura di Erin Jenoa Gilbert e Donatien Grau
Per le date, consultare il sito di ogni istituzione citata nel testo

Portrait de Barbara Chase-Riboud ©Courtesy Pulitzer Arts Foundation / Virginia Harold