L'ARTE COME stile di vita: Josephine Baker

L'ARTE COME stile di vita: Josephine Baker

a cura di
sara rizzardi
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Se questa foto si ampliasse in una figura intera, forse anche i meno interessati al panorama artistico del primo Novecento capirebbero subito di chi si tratta. Un corpo morbido e nudo, coperto solo da alcuni giri di perle attorno al collo ed un gonnellino di banane tanto noto da poter valere all’asta quasi quanto il vestito bianco di Marylin Monroe (peccato per la deperibilità della materia prima).

Ecco a voi Josephine Baker, la Venere Nera.

Ballerina e cantante americana naturalizzata francese, Josephine è stata protagonista di un’esistenza di quelle che si concepiscono solo nei film, dall’essere un personaggio di spicco nella Parigi degli anni Venti fino a diventare una spia della resistenza contro i nazisti, per poi coronare il suo sogno di madre con l’adozione di ben tredici figli.

George Hoyningen-Huene, Josephine Baker, 1927 ©Condé Nast

Impossibile per il fotografo Hoyningen-Huene non tentare un soggetto così contemporaneamente pieno di vita e di sensualità, basta una spalla nuda a scatenare l’immaginazione. Eppure questa non è una posa poi tanto impostata per Josephine, lei che ha scioccato les Folies Bergère con le sue gambe lunghe ed un movimento di bacino mai azzardato prima (donne tenetevi stretti i mariti questa sera, la Venere Nera ha fatto il suo ingresso e non ci sarà spazio per il buon costume!)

Animalesca, esagerata. Più che una donna, un’esperienza travolgente per chiunque capiti sulla sua strada, e nel contempo così insicura da diventare maleducata ed arrogante (quando si dice che la miglior difesa è l’attacco...).

Gli scatti di Hoyningen-Huene non si fermano ad un suo primo piano sorridente, ma serpeggiano tra espressioni comiche con gli occhi incrociati e pose maestose affollate di piume. Questa è Josephine, non ci sono artifizi. Dopo un’infanzia di stenti a Saint Louis in cui si faceva notare ballando con lo scopo di tenersi al caldo, diventa amante del lusso e della bella vita non appena Parigi le apre le porte. Qui finalmente la pelle nera non è più una colpa ma scintilla sulle scene che calca, risvegliando gli animi di coloro che dinnanzi ai suoi spettacoli non possono che trattenere il fiato.

La verità è che Josephine si beve la vita come un calice di champagne, avida di bellezza e di approvazione fino a calare il sipario nel senso più letterale. In seguito ad una lista di fallimenti, alla vecchiaia mai davvero accettata e alla povertà più meschina - celebre è la foto scattata in vestaglia sotto la pioggia sugli scalini di casa-, Josephine si concede un ultimo saluto al pubblico nel 1975 con una performance eccezionale presso il teatro Bobino, in cui ritorna ad essere la ragazza degli inizi della sua carriera. Sarà acclamata e i giornali parleranno del suo talento con nostalgia. La fine perfetta ad una vita vissuta sempre in alto, artista dentro e fuori dalla scena.

Nel 2021 Josephine viene celebrata con una cerimonia nazionale entrando a far parte del Pantheon di Parigi quale incarnazione dello spirito francese – così la definisce il presidente Emmanuel Macron – e prima donna nera tra le ottanta personalità maggiormente note del paese.
Ne sarebbe stata davvero orgogliosa, Parigi non poteva farle un regalo migliore.

J’ai deux amours, mon pays et Paris.

Sara Rizzardi è laureata in Lingue, Letterature e Culture Moderne all'Università di Padova e ha conseguito a Venezia un master in Arti Contemporanee e pratiche curatoriali spostandosi poi su Parigi per lavorare presso la galleria d'arte Antoine Levi. Rientrata in Italia ha preso parte al progetto museale Dainese Archivio (DAR) del noto brand di abbigliamento per sport dinamici continuando in seguito il suo percorso all'interno dell'azienda come Trade marketing Coordinator. Oggi cura l'immagine del brand dei negozi rivenditori. É appassionata di letteratura, musica e cinema, nel tempo libero si dedica alla scrittura e agli sport, tra cui equitazione e tennis.

Foto copertina: Gaston Paris, Roger Viollet ©Getty Images